Centosessantasei morti a seguito di 92 incidenti al giorno per 485 giorni. Questi i numeri inquietanti delle strade della Capitale fotografati dai dati ufficiali dei vigili urbani tra 1° gennaio 2024 e 20 maggio 2025. Un bollettino di guerra quotidiano — purtroppo abbastanza costante negli anni: 76 incidenti al giorno nel 2021, 85 nel 2022, 84 nel 2023 — legato a problemi vari, come buche stradali, segnaletica assente o malmessa, asfalto dissestato, ma pure automobilisti indisciplinati, limiti di velocità ignorati e scarsi controlli. Dati che assegnano a Roma il titolo di città più pericolosa d’Italia.
Un primato cupo, un bilancio nerissimo nonostante il lavoro del Campidoglio sui black point cittadini (interventi che talvolta tra progettazione, appalti e realizzazione impiegano anni per diventare concreti) e lo sforzo per l’acquisto di nuovi autovelox da parte dei vigili.
Nella strategia su più livelli adottata dall’amministrazione capitolina per ridurre gli incidenti stradali la messa in sicurezza dei black point, le intersezioni pericolose, è un asset fondamentale. Il Comune ha deciso di aumentare gli investimenti in questo ambito specifico con un finanziamento aggiuntivo di 2 milioni per il 2025 e 10 milioni tra il 2026 e il 2027. L’obiettivo è accelerare, considerando che al momento sono soltanto tre gli interventi ultimati (via Nomentana-corso Trieste, via Cardinal Pacca-via Casale San Pio V, via Beccari-via Contarini) a fronte dei 37 (sui 157 totali) programmati per quest’anno. Altri quattro, tutti su via Cristoforo Colombo, strada a scorrimento veloce dove si registra un alto tasso di incidentalità, sono in corso di realizzazione: all’altezza di piazzale dell’Agricoltura, di via Federici-via Padre Semeria, di via Canale della Lingua e tra via Pindaro e via Ermanno Wolf, verso Ostia.
In fase di completamento anche quelli nell’ambito via Nomentana-via Zara-via Spallanzani, via Odoardo Beccari (Ostiense), San Saba (Aventino) e via Ugo Ojetti (Montesacro). La pianificazione delle opere arriva a valle di una dettagliata analisi del territorio da parte di Roma Servizi per la Mobilità che, statistiche alla mano, ha individuato i black point, i punti più pericolosi, in base a una serie di fattori: numero degli incidenti mortali o con presenza di feriti; costo sociale; flussi veicolari; lesività. La messa in sicurezza delle intersezioni è associata a una serie di azioni: migliorare la definizione delle traiettorie, calibrare l’area dell’incrocio, controllare e ridurre la velocità, ottimizzare le manovre e regolare i semafori, riconfigurare l’infrastruttura. L’obiettivo è arrivare a dimezzare il numero degli incidenti gravi e mortali entro il 2032.
L’ultimo è quello elaborato dall’International center for social research (Icsr) che ha messo a punto un indicatore di pericolosità stradale calcolando i tassi di incidentalità rilevati dall’Istat da 2016 a oggi, applicando nei grandi comuni un correttivo di 2 punti ogni 100 incidenti e ponderando anche la spesa pro capite per la manutenzione delle strade in base ai dati OpenPolis, la banca dati delle amministrazioni pubbliche, ed OpenCivitas/Sogei. E poi incrociando i coefficienti ottenuti con i numeri ufficiali di Viminale, Miur e Agenzia del territorio. Da questa analisi emerge che Roma è capolista delle città più insicure del Paese con un indice Ips pari a 450,38 punti. Cioè centoventi punti più pericolosa di Milano (323,73), più del doppio del rischio di Genova (197,74), quasi il triplo di Firenze (171,49).
Non solo, anche nel contesto continentale le cose non vanno meglio. Rispetto alle altre grandi capitali d’Europa come Parigi, Londra, Berlino e Madrid, infatti, Roma continua ad arrancare sotto il profilo della qualità delle strade, basta pensare che il Global competitiveness report del World economic forum colloca l’Italia solo al 20° posto, peggio di Estonia e Repubblica Ceca. E questo, secondo il report, è il risultato degli scarsi investimenti in sicurezza stradale nella Capitale nonostante l’aiuto dei fondi giubilari e del Pnrr che, nell’ultimo anno, è servito a rifare l’asfalto in quasi tutta la Grande viabilità cittadina.
Certo, le strade ora sono più belle e curate, ma gli incidenti non calano. Così, se il sindaco Roberto Gualtieri protesta contro il governo che gli ha appena stralciato 13 milioni sui 18 previsti per il Comune da destinare alle strade della Capitale, va detto che nell’ultimo anno le grandi arterie hanno beneficiato di interventi straordinari praticati dall’Anas, quindi praticamente a carico dello Stato.
Di fatto, comunque, Roma ad oggi spende 405 milioni l’anno sulla manutenzione, ovvero circa 145 euro per ogni suo abitante: erano solo 96 nel 2020, ma al momento la spesa pro capite è inferiore a città come Venezia (236 euro) e Torino (155 euro). E la proiezione inequivocabile sta nei numeri dei vigili.
fonte: Corriere.it