Stavolta l’incremento è veramente contenuto, un ritocco “mini” rispetto al passato, l’ 0,6 per cento. Intanto, però, i pendolari di treni regionali e autobus extraurbani vedranno dal 1° luglio biglietti e abbonamenti aumentare per il quinto anno di fila. È l’effetto della norma regionale che prevede l’adeguamento delle tariffe in base all’andamento del tasso di inflazione programmata: più sale il costo della vita, più crescono i prezzi. Il principio alla base del meccanismo, come hanno spiegato più volte Regione e Agenzia della mobilità piemontese, è che occorre garantire l’equilibrio economico dei contratti con le aziende di trasporto, che hanno carattere pluriennale.

Dal lato del viaggiatore, però, cresce la spesa per un servizio — in particolare quello ferroviario — che è già nel mirino di comitati e associazioni per ritardi, disagi e corse soppresse. Questa volta appunto il ritocco è minimo, anche se diseguale a seconda dei casi, per effetto degli arrotondamenti numerici.

Ad esempio, passa da 3,80 a 3,90 euro il biglietto integrato A, che vale 100 minuti sulla rete urbana e suburbana Gtt di Torino e sui treni fino alla prima cintura. E sale da 4,50 a 4,60 l’integrato B utilizzabile fino alla seconda cintura. I mensili dell’area integrata Formula restano invariati oppurecrescono di 50 centesimi o di un euro in base alle zone. Non sono salassi, certo, ma modifiche che arrivano dopo un triennio in cui i rincari complessivamente sono stati del 15%.

Tabelle alla mano, gli incrementi sui pullman extraurbani possono arrivare fino a 8 euro e 50 sugli annuali e a 7 euro e 50 per l’abbonamento studenti. Più ridotti gli altri aumenti, le corse singole non vengono quasi toccate, i settimanali salgono da 10 a 30 centesimi in più. Sostanzialmente lo stesso discorso vale per i treni regionali. Un abbonamento annuale in seconda classe costerà 2 euro in più nella fascia 0- 5 chilometri, e 8,50 euro in quella 125- 150 chilometri ( la più ampia). Valori simili anche per l’abbonamento studenti, in attesa della nuova tessera della Regione. Sulle corse semplici non cambia nulla invece, si arriva fino a 30 centesimi in più per i settimanali e a un euro sui mensili.

Al contempo la rete dei bus extraurbani del Torinese perderà il 10% delle sue corse entro la fine dell’anno. Il taglio è contenuto nel contratto sottoscritto a ottobre da Extra.To, il consorzio che raggruppa le aziende concessionarie del servizio ( private e pubbliche, c’è anche Gtt) con l’Agenzia della mobilità piemontese, il braccio armato della Regione per quanto riguarda il trasporto pubblico locale. Si ragiona in termini di chilometri “prodotti” dai bus su strada in un anno: nel 2023 erano 22,7 milioni, entro il 2025 saranno 20,3. La riduzione può avvenire appunto tagliando le corse o in alternativa accorciando e rivedendo i percorsi. Ed è già partita nella seconda metà del 2024 ma entrerà nel vivo quest’anno. Riguarderà le linee ( e gli orari) che hanno una corrispondente alternativa nel servizio ferroviario e sui pullman che collegano le fabbriche, nei casi in cui siano poco utilizzati.

La cornice è la proroga dei contratti con le aziende, su tutto il Piemonte, scaduti nel 2022. L’Agenzia ha disposto l’allungamento fino a dicembre 2026, preparando nel frattempo nuove gare, che saranno bandite in estate e assegneranno il servizio dal 1° gennaio 2027. Per farlo però l’assessore regionale ai Trasporti, Marco Gabusi, ha dovuto integrare le risorse, aggiungendoci 12 milioni di euro, per far fronte all’aumento dei costi — legato anche all’inflazione — lamentato dalle aziende. Sulla provincia di Torino, dove l’Agenzia stanzia 38,5 milioni l’anno fino al 2026, l’operazione non è però stata sufficiente.

fonte: Repubblica