Ventuno milioni e 800 mila passaggi registrati dai «conta bici» sulle ciclabili di Torino negli ultimi sei anni. Il traguardo dei venti milioni, raggiunto ai primi di aprile e pubblicizzato dalla Consulta della mobilità ciclistica, è già stato ampiamente superato.
Il conteggio comprende i dati rilevati a partire dal maggio 2019, anno in cui si è posizionata la prima parte degli attuali 12 contatori. Soltanto una minima parte dei passaggi totali. I dati aggiornati ogni giorno sono consultabili online, suddivisi per periodo e tragitto, sul sito «monitoraggio piste ciclabili» gestito dal Comune di Torino con 5T. Ma chi va su due ruote chiede maggiore sicurezza.
Stando ai dati forniti dal Comune, la rete ciclabile torinese ha raggiunto i 295 chilometri con la previsione di realizzarne altri 15 entro il 2026. Nel conto però rientra tutto, anche le strade condivise come i controviali promiscui dove le corsie ciclabili, tratteggiate a terra, non proteggono nessuno e sono spesso semi cancellate. Accade in corso Vittorio Emanuele, corso Francia e corso Peschiera, ma anche negli altri corsi lungo il perimetro del centro, la cosiddetta «circolare uno» del Biciplan, lo strumento di pianificazione stilato nel 2013 e ora in fase di revisione.
«Torino continua a investire con decisione nella mobilità sostenibile: non solo ciclabili, ma anche trasporto pubblico, zone 30, intermodalità e spazi pubblici più vivibili», afferma Chiara Foglietta, assessora mobilità e trasporti. «Ogni nuovo progetto è pensato per migliorare la qualità della vita, ridurre l’inquinamento e rendere la città più accessibile, sicura e inclusiva. La transizione ecologica passa anche da qui: da una mobilità che metta al centro le persone e il loro diritto a muoversi in modo sano ed efficiente».
I dati dimostrano che i passaggi sulle ciclabili monitorate sono in aumento. «Ma questi dati non servono a quantificare il numero totale di persone che scelgono la bicicletta per i propri spostamenti in città, perché sarebbe altamente sottodimensionato, in quanto molti tragitti casa-lavoro, casa-scuola, o per le varie commissioni nel quartiere, non intercettano alcun conta-bici», precisa la Consulta. «Sono invece estremamente importanti per poter confrontare, anno per anno, il numero di passaggi sulla stessa ciclabile: una tendenza in continua crescita».
Sulle 3 ciclabili di corso Castelfidardo, via Bertola e via Nizza (che hanno rilevazioni costanti a partire dal 2020), si osserva una crescita pari a +83% in 5 anni. «Dalla pandemia a oggi, è praticamente raddoppiato il numero di persone che sceglie di usare la bicicletta come mezzo di trasporto in pieno inverno», sostiene Diego Vezza, presidente della Consulta. «Si tratta di un traguardo che però deve rappresentare un nuovo punto di partenza, non possiamo accontentarci. Ci sono ancora innumerevoli difficoltà per l’infrastruttura ciclabile torinese, che andrebbe migliorata — in termini di quantità e qualità — per incrementare il comfort di chi pedala già oggi, e di chi invece vorrebbe iniziare».
La Consulta rinnova quindi l’invito a dedicare sempre più risorse finanziarie ai nuovi progetti di ciclabili, oltre a incrementare il team di progettisti della «mobilità attiva e agile». Malgrado le critiche, è dimostrato che più si investe nelle ciclabili, più aumenta l’uso della bicicletta e quindi si riduce il traffico, si migliora la qualità dell’aria e l’ambiente urbano. Spostarsi in bici nella «città dell’auto» però deve diventare più sicuro e percepito come tale.
Vanno creati i collegamenti mancanti fra ciclabili esistenti, che a volte finiscono nel nulla: come la pista di corso Brunelleschi che si interrompe in corrispondenza del mercato o i mancanti attraversamenti ciclabili in largo Piero della Francesca, o ancora la trafficata ciclabile di via Bertola che in direzione centro finisce all’angolo con via san Francesco d’Assisi e la ciclabile di Strada antica di Collegno che si blocca in corso Telesio.
Secondo la Consulta andrebbero anche migliorati gli incroci tra corsie auto e ciclabili, allargando le banchine ed eliminando la mala sosta. «Bisogna aumentare la visibilità negli attraversamenti e quindi la sicurezza per le persone: le sole zebrature non sono sufficienti e non vengono rispettate, servono interventi strutturali».
fonte: Corriere.it