Più di un pedone al giorno ferito lungo le strade di Torino: in 5 mesi i morti hanno quasi pareggiato quelli del 2023. Sono esattamente 227 i pedoni feriti dall’inizio dell’anno lungo le strade di Torino, 4 i morti dal 1 gennaio al 31 maggio. Sono i numeri (elaborati dalla Polizia di Torino) su un totale di 224 incidenti che hanno visto il coinvolgimento di persone a piedi.

In pratica, i pedoni morti nei primi mesi del 2024 hanno praticamente raggiunto quelli deceduti (5) in tutto il 2023, segnando dunque un importante aumento della mortalità per chi non usa l’automobile.

Per quanto riguarda i cittadini che si spostano a piedi, dunque, in media, ogni giorno più di una persona finisce vittima di un incidente mentre è sul bordostrada, quando attraversa sulle strisce o è sul marciapiede.

Numeri più bassi, invece, per i ciclisti: dall’inizio dell’anno ci sono stati 130 incidenti che hanno visto il coinvolgimento di una bicicletta: 113 le persone in sella ad una bici rimaste ferite dopo uno scontro in strada con un’automobile (in media sono meno di uno al giorno). Di questi, per fortuna, nessuno è morto.

I numeri degli incidenti che hanno coinvolto ciclisti e pedoni sono più o meno in linea con quelli degli anni precedenti. Nel 2022 per quanto riguarda i ciclisti c’erano stati 322 sinistri, 273 feriti e 3 morti. Nel 2023 335 incidenti, 288 feriti e 1 morto. Anche sui pedoni i numeri sono costanti: 491 incidenti nel 2022, 470 feriti e 11 morti. 493 nel 2023, 479 feriti e 5 morti.

In entrambi i casi, sia per i pedoni che per i ciclisti, la percentuale di feriti sul numero degli incidenti è altissima, quasi il 100%. Chi viaggia a piedi o in bici e ha un incidente in strada nella maggior parte dei casi si fa male.

«Il pericolo – racconta Diego Vezza, Presidente Consulta della Mobilità Ciclistica e della Moderazione del Traffico – è sempre agli incroci. Puoi creare la ciclabile più bella del mondo, più separata, con il cordolo ma alle intersezioni il rischio c’è sempre, è li che vengono investiti i ciclisti. È lì che si incontrano i due flussi. Qui le bici (e i pedoni) dovrebbero avere la precedenza ma non sempre accade, per due motivi: l’alta velocità delle auto e la distrazione di chi guida. In prossimità di un attraversamento si dovrebbe rallentare, anche se non c’è nessuno ma in pochi lo fanno. In più, nonostante ci siano divieti ben visibili, molti parcheggiano agli incroci e questo rende difficoltosa la visibilità per le auto che devono svoltare e intersecano una ciclabile».

E le corsie ciclabili sono sicure? «Quella è una zona – continua Vezza – che serve solo quando non c’è spazio o la volontà di creare una pista ciclabile. È uno strumento che serve a dare maggiore visibilità a chi andava già in bici in quella zona. La corsia ciclabile non mette in sicurezza la persona in bicicletta ma dà maggiore evidenza che su quella strada non ci passano solo le auto, è un richiamo per stare un po’ più a sinistra. Un palliativo, non la soluzione preferita da nessuno. In certi punti poi le auto ci vanno anche sopra. In ogni caso l’unica strategia per avete zero morti è frenare il più forte, chi può fare più male: le automobili. L’aumento delle biciclette in strada, poi, porterà certamente ad un diminuzione della velocità da parte delle auto. Magari ci sarà qualche incidente in più ma con una percentuale di mortalità più bassa».

fonte: Corriere.it