Corso Regina Margherita, corso Trapani, corso Vittorio Emanuele. Sono qui le piste ciclabili che a breve potrebbero sparire. Più di 16 chilometri (su un totale di 270) di strade riservate alle biciclette che rischiano di essere cancellate, per l’esattezza parliamo delle corsie delimitate dalla sola vernice che da tempo fanno discutere. È quanto prevede l’articolo 8 del nuovo codice della strada, già approvato alla Camera e ora in discussione al Senato.
La nuova norma, sebbene possa sembrare concepita per proteggere i ciclisti, presenta una serie di conseguenze importanti per l’infrastruttura ciclabile di Torino e di molte altre città italiane (a Milano si stima che 80 km di piste siano a rischio). L’articolo 8 prevede che solo le ciclabili delimitate con cordoli fisici siano considerate legali. Le altre (bike lane) che attualmente sono percorse da tanti ciclisti, segnalate solo tramite la vernice presente sulla strada, diventerebbero fuori legge, mettendo a rischio l’uso di 16 km di percorsi già esistenti in città (in particolare nei controviali dei grandi corsi) e la programmazione di nuovi in futuro.
«È preoccupante una scelta simile, – spiega Diego Vezza, presidente della consulta mobilità ciclistica e moderazione del traffico – noi siamo contrari alla cancellazione. Questa qui era una soluzione facile e veloce, senza grandi costi. Una ciclabile vera, invece, toglie parcheggi e costringe comuni senza soldi a fare opere importanti».
«Sono una soluzione alternativa alle vere piste, – prosegue Vezza – un segnale per dire che in un certo punto passano le bici e tra l’altro continueranno a passare anche senza la vernice per terra. Funzionano bene nei paesi dove c’è la cultura del rispetto delle regole qui da noi meno. A Torino, in Italia, fa un po’ ridere questa trovata: le auto ci parcheggiano spesso sopra oppure quando c’è traffico diventano una corsia per le macchine. In strada c’è anarchia e questa idea non ha portato grandissimi risultati rispetto all’aumento delle bici, anche perché ci sono state poche multe e zero controlli. Noi comunque siamo contrari alla cancellazione, è un dietrofront preoccupante, la strada non è solo delle auto ma anche di biciclette e monopattini».
fonte: Corriere.it